Bologna, 14 gennaio 2025 – Il mondo dei cavalli piange la scomparsa di Oliviero Toscani. Il genio, il fotografo, la personalità istrionica. Il tanto amato, il tanto criticato, il tanto invidiato. Il genio creativo e l’uomo dal rigore scientifico. Oliviero, nelle parole dei tanti che l’hanno incontrato era tutto questo e chissà cos’altro ancora. Per noi di Cavallo Magazine è stato sicuramente un amico della prima ora perché, a sua volta, autentico amico dei cavalli.
Fin dalla nascita della nostra rivista, Oliviero Toscani è stato al nostro fianco. Ha messo la sua maestria fotografica al servizio dei nostri lettori dando vita a una rubrica in cui insegnava come fotografare i nostri corpulenti amici. Succedeva tantissimi anni fa, negli anni ’80. Lui era già una star eppure il collante equestre lo ha avvicinato immediatamente alla nostra neonata realtà. E insieme abbiamo percorso tanta strada… Anche molti anni dopo, quando Rocco, suo figlio, ha iniziato a emergere tra le fila dei Non Pro del reining. O quando la sinergia con Gennaro Lendi ha iniziato a ‘macinare’ successi per i cavalli OT, Quarter e Appaloosa.
Negli anni, l’impegno di Oliviero nel mondo equestre ha preso altre strade. La magnifica tenuta toscana ha assunto altre declinazioni: ospitalità, olio, vino… Però i cavalli hanno sempre conservato un posto speciale. Forse perché, come ha più volte raccontato, hanno costituito una sorta di ispirazione.
Che continua, esattamente come la sua arte, oltre il passaggio umano.
Oliviero Toscani, un figlio di un’arte considerata ‘povera’ come la fotografia, un comunicatore eccezionale, l’autore di campagne pubblicitarie che hanno trovato collocazione nei libri e nei musei alla fine era uno come noi. Anche lui amava i cavalli…
Per ricordarlo, riportiamo un’intervista uscita sul numero 2 di Cavallo Magazine, pubblicato a firma Renzo Castelli con foto di Oliviero Toscani, nel dicembre 1986.
Appaloosa, come un quadro d’autore
Oliviero Toscani, re delle copertine di moda, racconta perché si è innamorato dei cavalli degli indiani Nez-Percé -Un cavallo da guerra e da lavoro trasformato in animale da corsa, da rodeo, perfino da giardino
È il telegrafo, non il Winchester, che ha battuto gli indiani e i loro Appaloosa. Una verità storica. Ne sarebbero passati di anni prima che il West cedesse all’avanzata dei pionieri protetti dalle “giubbe blu”. Cavallo da lavoro e da guerra, cavalcato senza sella né redini (gli indiani tiravano con l’arco in corsa, pilotando il cavallo con le ginocchia), veloce, forte, mansueto: questo è l’Appaloosa. Caratteristiche che gli hanno consentito di superare gli eventi della storia, di tornare ad imporsi nel ventesimo secolo con la sua bellezza, la sua docilità, la sua forza, la sua velocità (detiene il primato sulla distanza dei 400 metri). Apprezzato fino ad essere esportato in tutto il mondo, Italia compresa.
Il cipresso è il colore del paesaggio toscano. Anche se le colline sono brulle, se l’aratura ha preso le tinte dell’ocra, le svettanti sagome dei cipressi ti dicono che sei in Toscana. Da Cecina a Volterra, costeggiando Bolgheri a un tiro di schioppo, l”‘Appaloosa Ranch” di Oliviero Toscani è una tappa obbligata.
Fotografo di moda di grandissimo prestigio in tutto il mondo, Toscani, 44 anni, milanese, ha creato fra queste colline, in località Campigallo, una seconda, piccola patria dell’Appaloosa, raccogliendo negli Stati Uniti stalloni, fattrici e puledri di grande genealogia, fondando un’associazione (della quale oggi è presidente), allevando.
«Sono già quattro o cinque gli allevamenti di un certo rilievo in Italia», dice Toscani «un autentico boom di richieste. Siamo già sui centotrenta cavalli, e la domanda non accenna a calare. Questo è un animale da giardino, docile, forte, divertente. Ci può salire sopra un ragazzino di cinque mesi, come ha fatto mio figlio Rocco. E se uno è in vena di pazzie, può anche organizzarci un rodeo».
Appaloosa nasce dall’inglese “A Palouse “, esclamato quando un cavallo dal manto vistoso attraversava la prateria. E il Palouse è un fiume del nord-ovest degli Stati Uniti dove questi cavalli vennero scoperti e “battezzati”. Eppure cavalli maculati sono già presenti in reperti del 500 Avanti Cristo, originari quasi certamente dell’Oriente e quindi trasferiti in Spagna. Nel 1600 il loro arrivo in America, quindi, attorno al 1730, la massiccia emigrazione al nord, al seguito degli indiani Nez-Percé.
Oggi l’Appaloosa è la terza razza negli Stati Uniti (circa 250mila esemplari) ma anche la Francia, l’Inghilterra, la Germania, la Spagna, l’Italia, la Norvegia li allevano in maniera organica. Nel 1947 è uscito il primo indice degli stalloni.
«Amo molto questo cavallo», dice Oliviero Toscani «lo amo perché è un campione che non ha alterigia, che sa essere familiare».
Attorno al campione “modesto” Toscani ha creato un suo piccolo mondo.
«Il mare, che pure è a due passi ed è bellissimo, mi piace poco. Preferisco questo paesaggio brullo, queste gobbe di colline oltre le quali puoi scoprire improvvisamente un bosco. E l’Appaloosa è sempre con me, in questa scoperta».
Un naturalista di prima linea?
«No, non sono un fanatico della natura. Certo, preferisco un bosco all’autostrada. E poi questa natura, questi cavalli, mi servono per la professione. È una maniera di ispirarsi, di capire figure, proporzioni, colori».
L’allevamento è in basso, una grandissima villa completamente “ripensata” a metà collina; sullo sfondo, a est, il paesaggio lunare di brulle colline che si allungano verso Volterra, a ovest il verde mare di Bolgheri.
«Ero capitato da queste parti con un amico, venticinque anni fa, e me ne ero innamorato. Così sono tornato. I miei figli hanno tutti imparato a cavalcare, soprattutto tutti hanno imparato ad amare i cavalli al di fuori della competizione, per quello che sono in natura. Molti sono allevati qui, ormai. È un divertimento scoprire il carattere di ogni Appaloosa: ognuno ha la sua personalità, la sua sensibilità».
Tutto cominciò nove anni fa, dopo una prima esperienza con un maremmano salvato dal macello. Negli USA per lavoro, Toscani acquistò una puledra di due anni, Does Miss Skiffet: ancora oggi è la regina dell’allevamento. La Miss Appallosa restò per qualche tempo in affitto negli USA, a centocinquanta dollari al mese (ne era costati dodicimila), diventando una campionessa. Due anni dopo Oliviero acquistò uno stallone, Refson; nel 1981 il grande passo: il trasferimento in Italia per !’allevamento. In cinque anni ha importato ventidue Appaloosa, spesso per amici, che a loro volta hanno avviato l’allevamento. Oggi, a Campigallo, Toscani ha due stalloni e dieci fattrici, oltre ai puledri.
È costoso l’hobby di allevare? Gli chiediamo.
«Non è un hobby, è un mestiere da farsi con scrupolo e passione». Toscani è irremovibile su questa interpretazione.
E la fotografia, allora?
«Quello è l’hobby», risponde.
Si torna a parlare di cavalli e di costi. «Li voglio allevare ma non penso a vivere sui cavalli; un cavallo attorno a casa è come un quadro d’autore, averlo è comunque un investimento. Se chiudo il bilancio in pareggio, ho avuto gratis un grosso divertimento, un’esistenza fantastica, anche per i figli. Se in chi alleva c’è questa logica, l’allevamento si sviluppa, il cavallo diventa parte dell’impresa familiare. Come allevare i propri figli».
Dai Beatles alle top model
Oliviero Toscani, fotografo di moda di fama mondiale, è anche il nostro consulente per “immagini di cavalli”. È figlio d’arte: suo padre è stato un notissimo reporter. Fin da ragazzo Oliviero ha vissuto gomito a gomito con Coppi, Fangio e tanti altri campioni dell’epoca: incontri che stimolano la fantasia, arricchiscono la sensibilità.
La prima foto di Oliviero, che talora dava una mano al padre, fu a San Siro, ad un cavallo che saltava un ostacolo in un gran premio («Ma le corse non mi piacciono», dice). Poi, la scuola d’arte a Zurigo, i primi servizi, i grandi servizi: Rolling Stones, Beatles, don Milani. Dall’attualità sociale alla moda. «Un passo molto corto, una volta la moda era astratta, oggi si ispira alla cronaca»).
Oliviero Toscani affronta il lavoro, in ogni angolo del mondo sia richiesto, con curiosità ed entusiasmo: scoprire, attraverso l’immagine, la personalità del soggetto. Da Uomo Vogue o Elle, lo più famosa rivista femminile del mondo, Toscani diventa un uomo di successo. «Non mi interessano né il successo né i soldi, soltanto l’occasione creativa». Lancia anche grandi campagne pubblicitarie: Benetton, Jesus Jeans, Prenatal, Valentino. («Grazie anche al cavallo, a questo contatto con gli Appaloosa, credo che il gusto si affini»).
Oliviero Toscani («Venitemi a trovare, vi faccio scoprire un mondo che neppure immaginate») è sposato con Kirsti (nella foto qui sopra), bellissima modella norvegese. («La conobbi e facemmo un patto: quando avrai la tua foto sulle cinque più importanti riviste del mondo lascerai la professione»).
Oggi Kirsti è la manager di Oliviero, dal quartier generale della villa di Campigallo che domina le colline di Volterra e il mare di Bolgheri.